1. |
Fattori indigeni: possiamo subito escluderli, sulla base di quanto accaduto sulle isole Faroe, fatto che dimostra chiaramente che il fattore ambientale non è indigeno, ma può essere importato nell’area.
Possiamo escludere fattori indigeni anche in base a quanto verificato alle Hawaii; i fattori indigeni erano gli stessi per entrambe i gruppi considerati e nessuno di questi può essere ragionevolmente considerato dannoso per gli uni e benefico per gli altri.
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2. |
Fattori infettivi: anche questa ipotesi può essere scartata per una serie di ragioni. Innanzitutto le condizioni sopraelencate dimostrano che la SM non viene trasmessa per contatto o attraverso una trasfusione di sangue.
Inoltre, le significative variazioni di prevalenza ed incidenza in popolazioni omogenee dal punto di vista etnico, rispetto ad aree geografiche relativamente limitate, non si possono conciliare con una specifica causa infettiva.
Infine nessuna prova dell’esistenza di un virus o di un batterio specifico è mai stata trovata nel SNC di pazienti con SM, nonostante le numerose ricerche in un lunghissimo arco di tempo.
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3. |
Fattori trasportabili non contagiosi: l’avvelenamento da metalli pesanti, l’inquinamento industriale e le condizioni igieniche possono anche essere respinte come fattori ambientali principali nella causa di SM.
L'argomento più convincente è, ancora una volta, il grande aumento di prevalenza nei discendenti dei giapponesi alle Hawaii rispetto alla prevalenza in Giappone dove questi fattori sono molto più presenti che nelle HawaH. Inoltre i dati delle isole Faroe, come la maggiore prevalenza di sclerosi multipla nelle regioni interne del Canada rispetto le zone più altamente industrializzate dell'Ontario, non sono compatibili con questi fattori che vanno quindi respinti come probabili cause principali della sclerosi multipla.
Questa eliminazione ci lascia con un ultimo fattore da esaminare: il regime alimentare, cioè la dieta. Sottoponiamo allora il "fattore ambientale dieta" alla prova delle condizioni precedentemente elencate.
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IL "FATTORE DIETA"
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a. |
Innanzitutto la dieta fornisce una ragionevole spiegazione al paradosso degli immigrati e dei gemelli.
Gli adulti che emigrano in un paese straniero hanno una forte tendenza a mantenere le abitudini alimentari del loro paese di origine, mentre i loro figli si adatteranno più facilmente al cibo del paese in cui vivono (specialmente dopo aver lasciato la loro famiglia).
Questo cambiamento delle abitudini alimentari dei figli degli immigrati ed il mantenimento delle stesse abitudini negli adulti modifica il rischio di contrarre la sclerosi multipla nei figli degli immigrati ma non nei loro genitori.
La teoria della dieta come fattore ambientale responsabile della sclerosi multipla è quella che meglio interpreta i dati riguardanti i genitori immigrati che mantengono il rischio sclerosi multipla nel paese ospite.
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b. |
Le abitudini alimentari delle aree ad alta prevalenza di sclerosi multipla sono caratterizzate da aspetti comuni, come un forte consumo di latticini e di grassi saturi di origine animale.
I consumi di questi alimenti sono molto più alti in queste aree rispetto alle aree a bassa prevalenza di sclerosi multipla.
Le grandi differenze nelle abitudini alimentari tra le aree ad alta prevalenza e quelle a bassa prevalenza possono essere considerate responsabili della differente incidenza del rischio e questo sembra essere confermato da vari studi statistici.
Shatin (1964) trovò una corrispondenza tra la prevalenza della sclerosi multipla ed il consumo di grano. Malosse (1992) dichiara: “abbiamo studiato le relazioni tra la prevalenza di sclerosi multipla ed il consumo di latticini in 27 paesi e in 29 popolazioni di tutto il mondo ed abbiamo trovato una correlazione statisticamente significativa”.
Questo risultato richiama quello di Agranoff e Goldberg che circa venti anni prima (1974) dichiaravano: “un fattore di predisposizione geografica nella SM è direttamente legato al consumo di latte”.
Alter (1974) trovò una significativa correlazione tra il consumo di grassi animali e la prevalenza di sclerosi multipla.
Inoltre, sulla base di recenti analisi, Lauer conclude: “il secondo fattore legato alla sclerosi multipla comprende caratteristiche con variabili alimentari (ad esempio una dieta povera di pesce e ricca di latticini)”.
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c. |
L’alimentazione, come fattore ambientale responsabile della sclerosi multipla, risulta essere compatibile anche con la riduzione di incidenza tra le aree del nord e quelle del sud, in quanto la dieta cambia a seconda del clima e della latitudine.
L'alimentazione nelle regioni con temperature più fredde prevede un più alto consumo di grassi saturi, latticini e cereali raffinati che sembrano essere i cibi più rischiosi.
D’altra parte, la dieta nelle regioni più calde è ricca di frutta e verdura, più abbondanti e disponibili a quelle latitudini; inoltre in queste zone il clima scoraggia il consumo di cibi ricchi di grassi saturi, come le carne e i latticini.
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d. |
Differenze notevoli nell'alimentazione possono verificarsi anche all'interno di uno stesso paese e questo può spiegare i diversi tassi d'incidenza.
Ad esempio, gli abitanti del Newfoundland, marinai, consumano molto più pesce e molto meno latticini e cereali raffinati dei canadesi delle praterie e, come riportato in precedenza, hanno una prevalenza di sclerosi multipla molto inferiore.
La stessa osservazione vale per i norvegesi abitanti sulle coste, forti consumatori di pesce, rispetto agli abitanti dell'interno con abitudini alimentari legate ai prodotti dell’allevamento di animali ( carne, uova, latticini, formaggi).
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e. |
L’alimentazione, come fattore ambientale causa di sclerosi multipla, è in grado di spiegare anche il paradosso Hawaiano: l'alimentazione dei giapponesi hawaiani prevede molti più alimenti tipici della dieta nord-americana ed europea (ad alto rischio), come ad esempio grassi saturi, latticini e cereali raffinati, rispetto alla dieta caratteristica del Giappone.
Quindi, è ragionevole aspettarsi una prevalenza molto più alta per il giapponese-hawaiano rispetto al giapponese. D’altra parte la dieta dell'americano-hawaiano comprende molti alimenti a basso rischio (ad es. pesce, verdure fresche e frutta) rispetto alla dieta dell'americano del nord- america più ricca di grassi saturi, latticini e cereali.
E’ quindi ragionevole aspettarsi una riduzione della prevalenza di sclerosi multipla nell'americano-hawaiano rispetto alla prevalenza del Nord-America.
La dieta, quindi, fornisce una soluzione logica per questo enigmatico paradosso che rimane inesplicabile se approcciato con altre ipotesi.
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f. |
Si può spiegare con l'alimentazione l’aumento della prevalenza di sclerosi multipla nelle isole Faroe verificatosi dopo l'occupazione delle truppe britanniche?
Sicuramente si, visto che i soldati portarono con loro le provviste di cibo, comprendenti alimenti ad alto contenuto di grassi saturi e cibi che possono essere considerati a rischio per la genesi di sclerosi multipla (latticini, uova, lardo, carne salata, cereali raffinati chiusa ).
Gli abitanti dell'isola che vivevano vicino alle basi militari (e che vi lavoravano) ebbero così facile accesso a questi cibi “non tradizionali” e li aggiunsero alla loro dieta.
Questo cambiamento di regime alimentare, negli isolani geneticamente predisposti, può spiegare l’improvviso aumento della prevalenza di sclerosi multipla.
Questi cibi “importati” probabilmente entrarono in modo permanente nell’alimentazione quotidiana di molti isolani, specialmente nei giovani.
Anche in questo caso si fornisce una ragionevole spiegazione ad uno dei più specifici e ben controllati studi epidemiologici riguardanti il fattore ambientale.
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g. |
la dieta delle aree ad alto rischio di sclerosi multipla (società occidentali) è cambiata in modo significativo durante gli ultimi 100 anni, con un notevole aumento nel consumo di grassi saturi di origine animale, un incremento di cereali raffinati e latticini e una drammatica diminuzione nell’utilizzo di acidi grassi polinsaturi biologicamente disponibili.
Questa tendenza ha avuto una fortissima accelerazione soprattutto negli ultimi cinquant’anni con l'aumento dei fast-food e l'incremento fortissimo nel consumo di cibi di provenienza industriale particolarmente ricchi di additivi, coloranti, conservanti e con diffusa presenza di residui chimici dovuti alla produzione agricola su larga scala.
Questo fatto può spiegare ragionevolmente il drammatico incremento nella prevalenza della patologia, soprattutto negli ultimi decenni.
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